ALBUM DI CORTILE foto di famiglia narrazioni di comunità arte pubblica
Il progetto RIVIVI è parte di REACTION, un programma strategico promosso dal Comune di Milano e articolato su 3 progetti e 3 quartieri di Milano: Gallaratese, Lorenteggio e Gorla.
Obiettivo del programma è contribuire alla rigenerazione urbana dei tre quartieri valorizzando la funzione e le risorse rappresentate dai cittadini e dalle reti locali che vi operano, realizzando azioni e collegamenti tra i servizi e tra gli attori sociali, formando competenze, promuovendo la cura degli spazi, animando le comunità.
“Album di Cortile” nasce dalla volontà di dare voce agli abitanti del complesso di case comunali di via Sant’Erlembaldo 2, realizzato nel 1935 dalla Fondazione Crespi Morbio. L’iniziativa intende valorizzare identità e storia di una comunità e favorire il dialogo di questa con il quartiere e con altri “mondi”.
Sulle cancellate del complesso, saranno esposte fotografie tratte dagli album di famiglia degli abitanti delle case. Album che illustrano attimi di vita e di relazioni degli inquilini che vi hanno abitato tra gli anni ’50 e gli anni ‘70 del novecento, e raccoglie in tracce audio i ricordi ma anche la volontà di futuro di chi ha messo a disposizione le fotografie.
In contemporanea saranno installate le opere di 40 artisti che hanno rielaborato e interpretato le fotografie proponendo diversi approcci espressivi e molteplici chiavi di lettura.
Completano l’iniziativa, il giorno dell’inaugurazione, la possibilità di ascoltare dal vivo alcuni degli abitanti coinvolti nel progetto, e la visita guidata al complesso della Fondazione e alle principali emergenze storico-urbane del quartiere, realizzate con un taglio da turismo culturale.
ALBUM DI CORTILE nasce, dalla volontà di dare voce agli abitanti del complesso di case comunali di via Sant’Erlembaldo 2, realizzato nel 1935 dalla Fondazione Crespi Morbio.
L’iniziativa intende valorizzare identità e storia di una comunità e favorire il dialogo di questa con il quartiere e con altri “mondi”. Raccontando e conoscendo la storia, si può con più forza immaginare il futuro.
Espone, sulle cancellate del complesso, fotografie tratte dagli album di famiglia, che illustrano attimi di vita e di relazioni degli inquilini che vi hanno abitato tra gli anni ’50 e gli anni ‘70 del novecento, e raccoglie in tracce audio i ricordi ma anche la volontà di futuro di chi ha messo a disposizione le fotografie.
In stretta relazione con queste, sono installate le opere di 40 artisti che hanno rielaborato e interpretato le fotografie proponendo diversi approcci espressivi e molteplici chiavi di lettura.
L’intrattabile
testo critico di Roberto Borghi
Le immagini d’epoca dalle quali trae origine Album di cortile mi hanno spinto a rileggere La camera chiara di Roland Barthes. In particolare le pagine in cui il critico francese riepiloga l’essenza (che lui chiama «noema») della fotografia con una strana formula: «l’Intrattabile».
Per Barthes l’evento che viene catturato da uno scatto e fissato in un’immagine acquisisce un carattere immutabile, «si pietrifica», «si oggettivizza» e, come tale, non può subire alcun «trattamento». Di conseguenza ogni azione tesa a modificare questo dato assoluto di realtà, questo nocciolo intrattabile dell’immagine, rappresenta una sofisticazione, uno snaturamento della fotografia.
Barthes dava alle stampe le sue riflessioni (che io ho sintetizzato un po’ brutalmente, e che forse anche per questo possono sembrare teneramente antiche) più di quarant’anni fa, quando l’avvento del digitale e il sovvertimento dei canoni del linguaggio fotografico non erano nemmeno ipotizzabili. In ogni caso, osservando le immagini originali su cui sono intervenuti gli artisti coinvolti da Angelo Caruso, è difficile non cogliere l’assetto quasi cesellato delle figure e degli edifici, la pietrificazione dell’istante, la malinconia granitica che sta alla base del concetto di «Intrattabile».
Tracce di quest’atmosfera si sono preservate circa in tutte le opere raccolte nell’Album. E, in un certo senso, nessuno degli artisti ha sottoposto le foto a un trattamento in grado di alterarne il dato storico, che resta comunque scolpito sul fondo. Semmai gli interventi più marcatamente pittorici hanno conferito gravità alla storia, o l’hanno virata su di un piano fantastico. Senza però intaccarne quel nucleo temporale che, proprio perché intrattabile, non può che risultare inafferrabile.